The Open Circle, tra ascolto e sostenibilità

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Da oggi un’area di approfondimento sul sito e un percorso già avviato di informazione e coinvolgimento sui temi ESG interno all’azienda. Per l'azienda la sfida della sostenibilità è un progetto da condividere con le proprie persone e con le filiere produttive. Ne parliamo con l'amministratore delegato dell'azienda Mauro Vandini.

Un progetto a lungo termine, da dove siete partiti?

Nasce da una storia e da una cultura aziendale che ha sempre messo al centro del proprio sviluppo le persone, il contenimento dell’impatto ambientale e il miglioramento dei risultati, ovvero la sostenibilità così come la si intende oggi, nei suoi tre pilastri ambiente, persone e governance. Agenda Onu, Green Deal, nuove Direttive europee e non europee, autodichiarazioni, certificazioni ambientali e sociali hanno aumentato la sensibilità ma anche la confusione, soprattutto in questi ultimi anni. Abbiamo così deciso di fare chiarezza, con un approccio aperto, partendo dall’ascolto degli stakeholder, interni ed esterni, per definire insieme i temi cruciali su cui lavorare come azienda.

Il nome dice già molto; l’obiettivo di essere condivisivi e trasparenti

Abbiamo contribuito in modo determinante nella nostra storia a fare dell’industria ceramica una produzione a ciclo chiuso, in cui tutto viene recuperato e reimmesso in circolo, ma pensiamo che l’approccio alla sostenibilità debba essere aperto e interdisciplinare. La sostenibilità è patrimonio di tutti – azienda, dipendenti, fornitori, collaboratori, future generazioni, territori -, e per crescere deve essere consapevole, condivisa e accogliere i più diversi contributi. Da qui il nome e l’immagine che abbiamo scelto, un cerchio aperto, l’inizio di un percorso che parte da una maggiore consapevolezza.

“Le persone al centro”, mai come in questo caso

Lo scorso anno abbiamo realizzato un ampio ciclo di interviste e un sondaggio che ha coinvolto dipendenti a tutti i livelli dell’organizzazione ma anche fornitori e istituzioni. La formazione, sull’ambito specifico ESG è emersa tra i temi cruciali. È complicato, soprattutto per un’azienda che esporta in oltre 140 paesi, orientarsi tra centinaia di certificazioni ambientali ed è altrettanto difficile riconoscere come elementi distintivi attività che si fanno da molti anni, penso per esempio all’EPD in ambito ambientale, alla certificazione Top Employer in ambito sociale o alle procedure e agli obblighi in ambito Governance che abbiamo come azienda parte di un gruppo quotato negli Stati Uniti.  Abbiamo organizzato insieme ai migliori esperti un vero e proprio percorso di formazione sui tre pilastri “E”, “S” e “G”, in cinque lingue, rivolto a tutta la popolazione aziendale e ai nostri agenti, che ha coinvolto quasi mille persone e con cui è stato aperto un filo diretto su questi temi.

Ora si procede assieme, quali sono le prossime tappe?

Migliorare ulteriormente e sensibilmente, rispetto a quanto già fatto, su altri temi rilevanti, come il consumo di materie prime ed energie necessarie per la produzione e la qualità dei nostri prodotti. Sono sfide molto grandi anche per una azienda di un gruppo internazionale. L’innovazione ci aiuta ogni giorno a migliorare processi e prodotti, a utilizzare in modo più consapevole le fonti energetiche e le materie prime, a favorire la circolarità dei materiali di lavorazione e degli imballaggi, garantendo la sicurezza e la salubrità dei nostri impianti, per le persone che ci lavorano e per le comunità vicine. Tutto quello che viene immesso nel ciclo produttivo lo recuperiamo al 100% e, nel caso delle acque industriali, anche al 127%. Ma siamo certi di poter fare nuovi passi avanti proprio grazie a una cultura della sostenibilità più diffusa che terrà sempre più conto dei tre pilastri su cui si fonda: persone, ambiente e risultati, senza i quali non è possibile pensare di dare continuità e solidità finanziaria ed economica a politiche di sostenibilità ambientale e sociale.