Nelle vostre architetture siete da sempre alla ricerca della sostenibilità autentica, in dialogo costante con il paesaggio e la cultura locale. Quali sono i punti di partenza imprescindibili quando avviate un nuovo progetto?
Partiamo innanzitutto dal dialogo con il cliente, con cui ci confrontiamo il più possibile, ascoltando le sue esigenze, ma esponendo anche la nostra visione progettuale. Prendiamo per esempio l’Olympic Spa Hotel, un hotel a conduzione familiare, la cui proprietà è molto legata al territorio, alle tradizioni locali e quindi al tema ambientale, per cui desiderava servirsi il più possibile di materiali autoctoni come pietra e legno. Siamo partiti da queste necessità, focalizzandoci sul luogo, sulla mappatura del terreno e sul contesto generale. E il posto parla da sé, è indiscutibile.
La sostenibilità è sempre stata centrale nei nostri progetti, ma elemento altrettanto imprescindibile è l’utilizzo degli artigiani locali. La relazione con loro è fondamentale, è parte del progetto stesso, rappresenta sempre un’esperienza positiva, una scuola da cui imparare.
Infine, l’attenzione al dettaglio. E qui mi ricollego a quanto detto. La falegnameria che utilizziamo è piccola, ma lavora bene e con grande passione, quanto più possibile a mano, andando scrupolosamente a cercare il legno giusto per ogni elemento. Da ciò derivano quella qualità e ricercatezza che sono i valori in più del progetto.
Nell’architettura dell’Olympic Spa Hotel non c’è il semplice rispetto per il territorio, ma un progetto che lo rispecchia appieno, che riprende addirittura il profilo delle montagne circostanti. Nei vostri progetti partite da una visione di insieme o dai dettagli?
Come già in altri progetti, siamo partiti da un concept complessivo, pensando alle necessità future, a quello che potrebbe essere lo sviluppo dell’hotel entro dieci /quindici anni, un tempo variabile in base alla disponibilità della proprietà e all’andamento turistico. Dopo aver condiviso le modifiche necessarie per arrivare alla soluzione finale, abbiamo deciso come agire in un primo step, tenendo conto degli obiettivi prioritari che la proprietà desiderava raggiungere. Il progetto è integrale solo se mantiene una visione complessiva, che andrebbe smarrita procedendo per piccole parti. Le dieci nuove suite e la sauna sospesa nel bosco rappresentano quindi solo un inizio, mentre il progetto completo prevede la ristrutturazione di tutte le stanze e degli spazi pubblici, indispensabile per non procurare al cliente la sensazione di essere sospeso tra due mondi.
Ci sembrava inoltre interessante riuscire a integrare il panorama circostante anche nell’architettura, ricreando il profilo montuoso dell’hotel, con tetti a falda e stanze con inclinazioni diverse.
Una parte dell’Olympic è interrata. È la prima volta che utilizzate un’architettura ipogea in un complesso alberghiero? Quali sono i vantaggi?
Il tema della sostenibilità è molto labile, interpretabile in modi diversi. Anche se si costruisce in maniera sostenibile, si interviene comunque sulla natura. Il che, onestamente, non è di per sé sostenibile.
Con l’architettura ipogea si crea una relazione più stretta con l’ambiente, mimetizzando un poco quello che stiamo facendo, lasciando la natura il più possibile libera, dandole la possibilità di sovrastare l’architettura stessa. Questa necessità di sentirsi inclusi nel contesto naturale è sempre più richiesta dalla clientela, ma comporta sfide progettuali non da poco perché – rispetto al costruire in maniera tradizionale – gli aspetti da considerare sono diversi e purtroppo molto dipende dalle istituzioni, dai permessi, dalla burocrazia. Anche se l’architettura ipogea rappresenta indubbiamente una soluzione interessante per mimetizzare cubature artificiali troppo invasive, riducendone i volumi e restituendo al paesaggio un pò di quello che gli abbiamo tolto.
Rilevante nei vostri progetti è l’utilizzo dei colori e dei materiali, che obbedendo all’assioma della sostenibilità, spesso richiedono scelte rigorose. Quali criteri adottate?
La scelta dei materiali è determinante, è la prima cosa che si nota entrando in un hotel e che da nell’immediato la percezione di quello che ci aspetta. Dobbiamo dare grande attenzione a quello che utilizziamo, ma dobbiamo proporre, proprio in nome della sostenibilità, materiali di lunga durata, che non si rovinano facilmente. Fattore da tenere in massima considerazione quando si lavora nell’hospitality.
Olympic – premiato con la menzione d’onore al concorso Ceramics of Italy Tile Competition 2024 per la categoria non residenziale – utilizza il materiale ceramico Ragno in più aree. Quali i criteri hanno determinato la scelta di questo brand?
Il materiale ceramico ha l’ineguagliabile vantaggio della resistenza: non si rovina né si rompe, è ingelivo e richiede pochissima manutenzione. Proprio per la sua durevolezza, risponde pienamente ai criteri di sostenibilità.
Ragno è un brand che utilizziamo spesso nei nostri progetti perché dispone di una vastissima gamma di prodotti, finiture e colori che ci consentono ampie scelte progettuali. Nell’Olympic Hotel abbiamo utilizzato le piastrelle Ragno negli ambienti bagno delle nuove suites rivestendone pavimenti, pareti e anche il mobile lavabo, scegliendo un effetto pietra dai toni molto caldi che conferisce agli ambienti un tono di grande naturalezza. L’estetica è identica a quella del materiale lapideo, ma il materiale è incredibilmente più performante.